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Dalle tecnologie della condivisione alle tecnologie dell’identità. Pubblicato in Filodiritto.it (II post)


I punti di riferimento dopo l’onda d’urto 2020/2022 cambieranno e saranno orientati verso personalità, sistemi di lavoro e sistemi relazionali ibridati. La nostra personalità e l’architettura della nostra vita lavorativa diventerà liquida; si parla già di “uffici on demand” e disseminati, lo stesso sarà il nostro atteggiamento generale verso la vita.

Tutti questi cambiamenti sono effetto della pandemia in corso?
Quasi per nulla: il mondo del lavoro era pronto da tempo ad un salto definitivo in una nuova realtà, potremmo definirla, citando il sociologo Ernesto De Martino, un’apocalisse culturale che da tempo era sulla corsia di arrivo. Tutte le tecnologie che stiamo usando al 95% dei casi sono note da almeno 10/15 anni (per esempio Skype, grazie allo svedese Niklas Zennström e al danese Janus Friis, è nato nel 2003, medesimo anno in cui vide la luce Second Life, grazie al fisico statunitense Philip Rosedale).

Dove andare? Ci sono già le carreggiate…
Ebbene, parliamo subito di una case history (ne tratto una per parlare di cento) che è molto significativa per il nostro momento storico: l’UniCredit aveva avviato già nel 2012 un preciso programma di avvicinamento al lavoro da remoto visto in un’ottica corretta, cioè di un vero e proprio progetto di respiro, tant’è.

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