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Come è possibile speculare su terreni virtuali in una memoria digitale.


Ogni narrazione tecnologia ha la sua componente mitologica. Oggi quella da cui attinge il Metaverso è un mix più o meno variegato fra la funzione salvifica transumanista e la speculazione finanziaria di rapina.
Entrambe le “pieghe” — se così vogliamo intenderle del senso del Metaverso non rispecchiano né la realtà né la sua vera potenzialità, ma entrambe sono un chiaro ed evidente sintomo, una febbre che si accompagna alla crescita esponenziale della esplosione mediatica dopo l’annuncio di Mark Zuckerberg sulla nascita di META e del prossimo obbiettivo, la costituzione del SUO Metaverso.

È bastato questo annuncio per far ritornare il Metaverso nella comunicazione mainstream che se lo era dimenticato sul fondo del cassetto dell’hype dal 2008, anno Mirabilis che ha decretato l’ingresso nelle case di noi early adopters di quegli anni della prima tecnologia che permetteva una esperienza ampia e condivisa di concetti come Mondo Virtuale Sociale, Metaverso, Ciberspazio che appartenevano alla ricerca sperimentale e alla fantascienza.
E la comunicazione riprende da dove si era fermata, anzi, riesuma a modo di promemoria, tutto l’armamentario già messo in atto una dozzina d’anni fa. Stupore e meraviglia, per il progresso tecnologico, incredulità, sospetto e paura per gli aspetti disumanizzanti, ma soprattutto la possibilità di fare affari. Soldi, tanti, facili e subito. >>segue

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